Il grande caldo
di , '
di Dan Bensadoun, Luigi Caggiano, Marcello Enea Newman e Daniele Tinti
commedia – durata 55’, Italia 2022 cast Marcello Enea Newman, Daniele Tinti, Dan Bensadoun, Gianlorenzo Nardi, Giorgio Ruzziconi, Alex Germanò, Demetrio Verde, Primo, Il Mago Guarda, Nicoletta Graziano, Giulia Tognon, Giulia Accatino, Priscilla De Pace, Valeria Maresca, Mikhail Caponeri, Giorgio Conte, Ludovica De Santis, Sophie-Catherine Gallet, Martina Podio, Andrea Gavazzi, Marco Caizzi, Andrea Catenaro, Pietro Di Dionisio sceneggiatura Dan Bensadoun, Marcello Enea Newman, Daniele Tinti fotografia Luigi Caggiano montaggio Luigi Caggiano
OSPITI IN SALA I REGISTI (D. Bensadoun, M. E. Newman, D. Tinti)
trama
Marcello, Daniele, Alex, Dan, Gianlorenzo e Giorgio, ventenni romani, trascorrono notte dopo notte tra il Bar dei brutti a San Lorenzo e il San Calisto a Trastevere. Ammazzano il tempo bevendo Peroni e dicendo volgarità. Ludovica, una loro amica che studia cinema a Parigi, torna a Roma per l’estate e li coinvolge nella realizzazione di un cortometraggio che li porterà a uscire, timidamente, dalle proprie abitudini.
nota dei registi
Avevamo più o meno vent’anni. Quella che doveva essere l’età più bella della vita per noi era in gran parte fatta di noia, pigrizia, indifferenza. La città in cui vivevamo continuava il suo lunghissimo declino e noi, prematuramente, con lei.
Nel cortile della Casa delle Letterature, dove passavamo il tempo a chiacchierare e fumare, ci è venuta un pomeriggio l’idea de Il grande caldo. Volevamo raccontare qualcosa della Roma che vivevamo, dei quartieri, dei bar, delle case in cui perdevamo le giornate. Gli attori saremmo stati noi, i nostri amici e le nostre amiche, le figure più divertenti che incrociavamo quando uscivamo di casa.
Molti di noi facevano musica. I nostri amici i Cani e i Mostri stavano sdoganando narrazioni della nostra città che ci sembrano molto più oneste di quelle che trovavamo al cinema. Era l’anno de La grande bellezza, che guardammo con diffidenza e di cui pensammo, non senza arroganza, di poter fare di meglio.
Il film sarebbe iniziato con una bestemmia detta per noia. Per noi l’uso delle bestemmie non era soltanto un gioco o una provocazione. Parlavamo in un certo modo, sentivamo anche come parlava la gente nelle strade di Roma e ci sembrava disonesto che questo fosse sistematicamente rimosso nel cinema e nella televisione.
Abbiamo girato il film in due settimane, a luglio 2013. La troupe era piccola ma appassionata. Il budget era di 850 euro, principalmente spesi in pasta al pesto, bottiglie di vino e sigarette di scena. Lavoravamo dall’alba (le 11:00) a notte fonda, dividendoci ciascuno tra due o tre ruoli diversi. Tutto veniva fatto per la prima volta. Per noi era scontato che l’avvento delle videocamere DSLR e del registratore portatile Zoom non solo permettessero, ma rendessero necessario e urgente la produzione di film a 0 budget come il nostro. Qualcuno di noi ancora lo pensa.
Il primo montaggio del film durava quasi un’ora e mezza. Organizzammo solo una proiezione davanti a una cinquantina di persone, in un locale di San Lorenzo ormai sparito: il Ristopub H24. Al Ristopub potevi ordinare degli spaghetti alle vongole alle 4 di notte e c’era un AK-47 finto appeso al muro.
Il posto era perfetto e la proiezione rimase negli annali. Successivamente, il nostro film fece più o meno la stessa fine di La solitudine e la vita, il corto girato dai nostri personaggi. Soddisfatti di quel momento di gloria e incerti su cosa fare del film, ci siamo fermati.
Ne riparlavamo ogni tanto con affetto, dicendo che toccava rimetterci mano, farlo uscire, senza sapere bene cosa significasse. Verso il 2020 quel desiderio si è fatto più concreto: abbiamo prodotto un nuovo montaggio più breve e denso, finalmente corredato da una degna post-produzione del suono e dell’immagine.
Vedendoci, abbiamo constatato che in quegli anni si era aggiunto qualcosa al film: l’effetto del tempo.
Sapere che quella Roma non esiste più, che quei ragazzi ventenni non torneranno mai, ci rende questo film più toccante. Non eravamo abbastanza spavaldi da cercare la perfezione, ma abbastanza da cercare una forma di verità. Se non la verità della nostra generazione o di Roma, almeno la nostra verità nell’estate del 2013, intenti a fare qualcosa che assomigliasse a un film.